Arriva il momento in cui, per scelta o per necessità, ci dobbiamo separare dal nostro bambino ed affidarlo a figure estranee alla famiglia, in un posto totalmente nuovo, che prevede tempi e regole diverse da quelle alle quali è stato abituato fino a questo momento.
La scelta di iscriverlo già all’asilo nido, potrebbe derivare sia da una necessità lavorativa, sia da una volontà di farlo interagire con altri bambini: indipendentemente da ciò, il bambino ha la possibilità di iniziare ad imparare a condividere spazi, giochi ed attenzioni dell’adulto.
Inoltre, per i genitori potrebbe rappresentare una possibilità di imparare a gestire la propria apprensività che talvolta rischia di non consentire al proprio figlio di sperimentare la giusta autonomia.
Al momento dell’iscrizione all’asilo nido o alla scuola materna, è importante tener conto di alcuni aspetti per fare in modo che questo momento di passaggio avvenga nella maniera più serena possibile, sia per i genitori che per il bambino stesso.
Da dove iniziare?
- Scegliamo, se possibile, il momento dell’inserimento in modo che questo non coincida con altri cambiamenti importanti (quali ad esempio la nascita di un fratellino o l’abbandono del ciuccio); si tratterebbe infatti di richiedere al bambino di abituarsi contemporaneamente a due (grandi) novità: quest’ultima, infatti, per i bambini fino ai 6 anni non è né facile da comprendere né tanto meno da gestire poiché (giustamente!) bambini così piccoli non possiedono ancora tutte le capacità per capire e accettare una situazione totalmente nuova (figuriamoci due).
- La scelta dell’asilo nido (o scuola materna) sarò avvenuta sicuramente a seguito di una attenta valutazione personale, sia per quanto riguarda gli spazi che per quanto riguarda il personale. Per questo sarebbe importante dar loro fiducia, con la possibilità di prenderci dei momenti di condivisione e confronto qualora insorga in noi qualche dubbio sullo stato di benessere del nostro bambino. L’importante è comunicare, evitando se possibile la critica o il giudizio (soprattutto in presenza del figlio): così facendo eviteremo di trasferire questi sentimenti spiacevoli al bambino che possano suscitare in lui la presenza di qualche disagio o “pericolo”.
- Non spaventiamoci se il bambino piange al momento del distacco: tale reazione è del tutto comprensibile se pensiamo che normalmente ricerchi la figura del genitore nei momenti di disagio, paura e timore. Il nostro comportamento in questi casi è fondamentale: se è possibile accogliamo il pianto con tranquillità e pazienza, accompagnandolo con rassicurazioni e sorrisi, affidandolo serenamente a chi lo sta accogliendo, in modo che il bambino piano piano comprenda che tale distacco non significa separazione definitiva e che mamma e papà torneranno a prenderlo. Evitiamo in questi momenti “bugie” che ci sembrano consolatorie (“torno tra poco”): potrebbero solamente disorientare il bambino e rendere l’inserimento ancora più complicato. In generale, potrebbe volerci un po’ di tempo, ma se riteniamo la nostra scelta come corretta, cerchiamo di mantenerla senza tornare sui nostri passi, altrimenti rischieremmo di trasferire al bambino l’idea che forse aveva ragione nel considerare timorosa quella situazione (con la possibilità che anche in futuro si fidi poco dell’ambiente circostante).
- Consideriamo sempre che dare un nome alle emozioni facilita l’adattamento a tutte le situazioni che si vivono, soprattutto quelle nuove. Questo perché il bambino, soprattutto piccolo fatica nel dar nome (ed un certo ordine) a ciò che prova internamente: ecco che una guida esterna che lo rassicura su quanto stia accadendo è di fondamentale importanza (“so che sei triste che la mamma deve andare al lavoro!”). Ciò gli permetterà di imparare a comprendere e quindi accettare quanto sta provando, con la conseguenza che imparerà sempre più a gestire questi momenti in autonomia.
Martina - Psicologa
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